L’obiezione Fiandaca Giovanni Fiandaca, docente di diritto penale all’università di Palermo, è l’ autore, oltre che di un manuale piuttosto diffuso nelle università italiane, di un articolo pubblicato su “Il Foglio” di alcuni mesi fa dal titolo piuttosto eloquente: “il processo sulla trattativa (Stato- Mafia) è una boiata pazzesca”. Fiandaca si è detto anche convinto della “congenita vaghezza” del reato di concorso esterno in associazione mafiosa e sostiene che ancora serva una legge dove si specifichino le condotte di contiguità esterna alla mafia. Fiandaca scrive su “il Foglio”, ma non è membro di Forza Italia, né ci risulta amico di Dell’Utri. E’ invece uno dei candidati più prestigiosi di Renzi nella lista del Pd per le Europee in Sicilia. Un punto di vista, il suo, che concerne la dottrina giuridica prima della politica. In attesa della sentenza Dell’Utri, non è stato possibile ignorare la decisione della procura di affidare Berlusconi ai servizi sociali. L’onorevole D’Alema, che si dice rispettoso della magistratura e delle sue decisioni, ha commentato come se si fosse trattato di una forma di riverenza nei confronti di un uomo ricco e potente, quando, ha detto ad una trasmissione televisiva, molte persone comuni per reati meno gravi, vanno in galera. D’Alema dimentica però di magistrati, i quali formulata un’accusa di associazione a delinquere contro uomini pure “potenti”, sono stati rimossi d’ufficio, destinati ad altra sede e nessuno sa più di che si occupino. Dal che bisogna dedurre, per lo meno, che il potere di Berlusconi si arresta alle soglie delle procure, così come il potere delle procure si arresta davanti al consenso popolare. Se nonostante le accuse e le condanne, parte consistente dell’elettorato si riconosce ancora in Berlusconi, così come il premier e il Capo dello Stato ne devono prendere atto - viviamo in un sistema democratico - ne deve prendere atto anche la procura e financo, suo malgrado, l’onorevole D’Alema. Beppe Grillo da parte sua, ha affrontato la questione in modo diverso, si potrebbe dire, letterario. Dopo aver parafrasato, con qualche clamore e indignazione, Primo Levi, Grillo ha parafrasato anche Vittorini, “Uomini e no”. Berlusconi e Dell’Utri non sarebbero uomini, lui al loro posto sarebbe andato volentieri in galera. Grillo si che capisce la politica! Dietro alle sbarre, è molto più facile eccitare la fantasia dei propri supporter, rispetto a chi va a prestare aiuto ai vecchietti o fugge in Libano. Quindi Grillo ci dice di che pasta di combattente è fatto, complimenti. Resta solo l’obiezione Fiandaca: né D’Alema, né Grillo considerano l’ipotesi che anche la magistratura possa sbagliare e dunque al condannato non preme l’eroismo politico, ma limitare i danni. Un problema di diritto che bisognerebbe cominciare a porsi, visto i tanti anni di inchieste per poi ottenere risultati così scarni. Roma, 16 aprile 2014 |